CURA ALZHEIMER CELLULE STAMINALI
Il Morbo di Alzheimer è la condizione di demenza più comune e anche quella più conosciuta dalle persone. E’ una patologia complicata che attacca le cellule nervose in varie parti del cervello. Si tratta di una malattia che fa paura a molti di noi, soprattutto perchè, ad oggi, non esiste ancora alcuna terapia in grado di curarla. La ricerca scientifica, però, avanza e indaga nuove strade in grado di accendere la speranza. Sono numerosi gli studi che gli scienziati hanno condotto e continuano a portare avanti al fine di trovare una cura efficace che possa far guarire i pazienti dalla malattia di Alzheimer. Negli ultimi anni diversi laboratori in tutto il mondo si sono concentrati sull’utilizzo delle cellule staminali. In questo articolo vi proporremo una carrellata degli studi attualmente in corso che su come le cellule staminali potrebbero aiutarci a sconfiggere il morbo di Alzheimer.
Il primo lavoro di cui vogliamo parlarvi è uno studio italiano pubblicato l’anno scorso su una rivista internazionale, la Stem Cells Traslational Medicine, che raffigura le cellule staminali mesenchimali come protagoniste indiscusse del nostro futuro.
La Dott.ssa Silvia Coco, con il suo gruppo di ricerca del Centro di Neuroscienze dell’Università Milano (Bicocca), ha dimostrato che le cellule staminali mesenchimali sono in grado di produrre delle microvescicole dette esosomi che contengono molecole con proprietà anti infiammatorie. Gli esosomi in circolo nel sangue possono abbattere l’infiammazione cerebrale. Per questo motivo, in questo particolare studio, i ricercatori hanno somministrato per via intranasale gli esosomi di cellule staminali mesenchimali in modelli animali affetti da Alzheimer. La risposta di questi animali è stata sorprendente, in quanto gli esosomi riescono a raggiungere il cervello generando immunomodulazione ed effetti neuroprotettivi.
I ricercatori hanno scelto di somministrare la cura per via intranasale perchè questa procedura garantisce numerosi vantaggi:
- Adeguato assorbimento dei farmaci
- Assenza di traumaticità: nè cruenta, né dolorosa.
- Efficacia: velocizza l’assorbimento di alcuni farmaci
- Sicurezza: tranquilla somministrazione della medicina anche nel caso in cui il paziente sia agitato.
- Facilità: per essere somministrata, infatti, non richiede alcuna competenza specifica.
La scommessa sulle cellule staminali mesenchimali!
Questo studio dà il via a nuovi scenari molto importanti per la nostra società. Esso punta molto alla diminuzione dell’infiammazione e dei processi ossidativi in stadi precoci di Alzheimer, ma si focalizza anche sull’aumento di densità delle spine dendritiche (neuromi) che durante la malattia diminuiscono interferendo con la memoria del paziente.
Questa scoperta viene considerata sorprendente sia per la facilità di realizzazione sia per la sua rapida efficacia.
Un altro studio sugli effetti delle cellule staminali nella malattia di Alzheimer vede i ricercatori impegnati ad osservare alcuni effetti positivi prodotti dal trapianto di cellule staminali neurali in topi affetti da una malattia simile. Molti centri di ricerca che si concentrano su questo studio, però, si stanno ancora interrogando su come questo nuovo meccanismo d’azione possa aiutare a riparare il cervello umano.
Anche la Clinica Swiss Medica si è concentrata sullo studio delle cellule staminali. In questo caso, la terapia svolta si è basata sull’inserimento di nuove cellule staminali adulte nel tessuto danneggiato del paziente. I ricercatori della clinica Swiss Medica sono certi che questa cura abbia il potenziale di alleviare le sofferenze dei pazienti con l’Alzheimer. Il meccanismo utilizzato dai medici in questo studio prevede la creazione di nuove cellule beta attraverso l’utilizzo delle cellule che si trovano nel pancreas del paziente e che lo aiutano a rigenerare il tessuto cerebrale sano.
La ricerca corre anche su altri fronti. Infatti, alcuni ricercatori si stanno concentrando sulla possibilità di utilizzare le cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) per riuscire a creare in laboratorio neuroni che abbiano le stesse caratteristiche genetiche di quelli delle persone affette da demenze, in quanto questi neuroni possono diventare uno strumento molto utile per testare eventuali nuovi farmaci in grado di ridurre i livelli di beta amiloide e tau.
Infine, è importante sottolineare che affinché il trattamento medico svolto con le cellule staminali possa essere efficace quest’ultime dovranno essere distribuite in maniera omogenea in tutte le aree del cervello colpite dalla malattia, essere in grado di formare il giusto tipo di neurone, “collegarsi” correttamente nella rete di neuroni già esistente e, soprattutto, essere sicure per il paziente.
Le ricerche svolte in tutto il mondo e, ancor di più, le loro prime applicazioni, come quella portata avanti dalla Clinica Swiss Medica, ci fanno ben sperare che in un futuro non molto lontano ci sia la possibilità di guarire o quantomeno di rallentare in maniera decisa l’avanzare della malattia. Nel frattempo, l’unica cosa realmente efficace contro ogni tipo di demenza è la prevenzione che può e deve essere attuata attraverso l’adozione di un sano e corretto stile di vita (Invecchiare bene e felici si può!) e l’applicazione il più tempestiva possibile delle terapie non farmacologiche (Riabilitazione Cognitiva).
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